David Gilmour 24 Marzo 2006 (22 Anni Dopo)

Ebbene si, sono giá passati 22 anni da quel mitico 12 Aprile 1984, quando andai a Lione a vedere David per la prima volta. Ora e' la seconda volta che mi capita di vederlo dal vivo senza i Pink Floyd, e tante cose sono cambiate. La cosa piu evidente e' che lui e' invecchiato, ma a chi non succede ? I suoi stessi gusti sono cambiati e questo e' percepibile dalle sonorita' del suo terzo album solista, cosi diverso dagli altri due. La band e' cambiata, questa volta si e' portato a dietro un bel pó di professionisti, a partire da Rick Wright, al quale e' stata riservata una grossa ovazione, per poi proseguire con Phil Manzanera (dei Roxy Music) ed il mitico Dick Parry (e si chi dimentica il suo magico Sax in Dark Side ?). Poi un'altra tastiera addizionale (ma ce n'era verambente bisogno ?), un bassista e un batterista, quest'ultimo sicuramente non all'altezza del resto del gruppo. Il concerto si e' articolato in due parti, nella prima della quale, durata circa un'ora, ci ha "propinato" tutto "On an Island". Non mi dilungo nell'elencare i brani da lui suonati, basta guardare il retro dell'omonimo cd per conoscere la scaletta. Di questo cd e di questa prima parte del concerto, ricordero' solamente la canzone che da il titolo all'album. Dopo 20 minuti di pausa, eccoli ritornare per la seconda parte, che io definisco il VERO concerto (non per niente durato un'ora e mezza). Giá dalle prime note si riconosce un attacco classico, "Shine on you crazy diamond", ed e' subito ovazione. Tra lo stupore generale (alla maggior parte sono stati necessari parecchi secondi prima di riconoscerla) ecco seguire una bellissima quanto mai inusuale "Wot's... uh the deal", che ci
riporta indietro di 34 anni, ai tempi di un disco che sicuramente meritava piu successo di quello che in effetti ha avuto. A seguire "Wearing The Inside Out" (cantata da Rick) e "Coming Back To Life". Purtroppo le note dolenti per la batteria sono risaltate nella trilogia "Breathe/Time/Breathe reprise", dove all'entusiasmo scaturito dalle prime note di "Breathe" e' seguita la delusione della parte iniziale di "Time", dove il batterista ha dimostrato di non essere all'altezza dell'importanza del brano. A "High Hopes" e' seguita, tra l'entusiasmo di tutti i presenti, una inaspettata "Echoes" di 21 minuti. Inutile dire che e' stata subito riconosciuta al primo "ping". Visto il protrarsi del concerto, ero ormai sicuro che l'avrebbe tagliata, invece e' stata eseguita tutta fino alla fine. Veramente un momento memorabile. Il bis programmato, ha fatto sentire la mancanza di Roger. Infatti a "Wish you were here", e' seguita "Comfortably Numb", che, come ho gia detto in passato, senza una delle due voci originali, e' bella a meta'. Nulla da eccepire sull'assolo finale, ovviamente. Gilmour e' sempre Gilmour. In definitiva, un'ottima serata, una seconda parte che da sola valeva il prezzo del biglietto (salato) e l'opportunita' di aver rivisto anche vecchi amici, tra cui la redazione di Us and Them.
Un'ultima nota: ho saputo, a posteriori, che il giorno dopo, David ha cambiato la "scaletta", sostituendo "Wot's... uh the deal" e "Coming Back To Life" con "Dominoes" e "Fat Old Sun". Peccato. Averlo saputo prima, sarei potuto andare ad entrambi.

Lucilio Batini