Steeplejack - Intervista Esclusiva A Maurizio Curadi

Gli Steeplejack sono uno dei gruppi legati alla neo-psichedelia italiana degli anni Ottanta . Il trio, formato da Maurizio Curadi (voce, chitarre), Elio Gavarini (percussioni) ed Alessandro Tellini (basso) sta per pubblicare un doppio CD antologico che contiene una versione di "Opel"... Maurizio Curadi, oltre ad essere figura leggendaria della scena psichedelica italiana, é assolutamente uno dei piú genuini e rari esperti per quanto riguarda Syd Barrett. Seguo entusiasta la loro musica da sempre, e penso che essendo cosí individuale il loro stile musicale alla fine risulta difficile da definire.
Per maggiori informazioni sul gruppo e le loro pubblicazioni visitate http://www.steeplejack.it/ Maurizio Curadi rivela in esclusiva per noi di Us And Them anticipazioni sulla loro nuova antologia e ci parla naturalmente di Syd Barrett!

- Gli Steeplejack hanno ripreso la loro attivitá nel 1999. Ci sono sostanziali differenze dalla musica che suonavate negli anni Ottanta?
MC - No. Credo che dopo gli anni silenziosi della sospensione delle attività - dal 92 al 99 - abbiamo suonato per ricollegarci alle origini. Credo di fare come le trote, risalire la corrente per andare alla fonte. Guardare indietro per andare avanti è OK! Ma quando io ed Elio Gavarini abbiamo ripreso a suonare, avevamo sabbia nelle mani e indifferenza attorno. Si è trovata maggiore stabilità da quando è passato al basso Alessandro Tellini , un nostro amico che aveva già collaborato con la band nell'87.

- Pensi che oggi sia piú facile per un artista far circolare la propria musica "grazie" all'avvento di internet ?
MC - Sì, certo. Anche se c'è così tanto che sembra che ci sia poco.

- Qual é l'attuale situazione della psichedelia in Italia?
MC - C'è mai stata? Voglio dire... penso che gli Steeplejack siano sempre stati un pò delle mosche bianche. Outsiders. Ci hanno sempre detti psichedelici, e ci sono stati molti anni in cui ho rifiutato questo termine. Adesso lo accetto con spirito sapendo che si usa questa parola solo per riferirsi a un genere di prodotto contenente certi clichè. Insomma, rottami. Per me è qualcosa di diverso. Preferisco più pensare agli Steeplejack come qualcosa di visionario.

- Il pubblico che viene ai vostri concerti é rimasto in linea di massima quello degli anni Ottanta?
MC - No. Voglio dire, per fortuna! Ci sono anche un sacco di ragazzi molto giovani che sono molto colpiti dai nostri suoni e dal nostro approccio dal vivo. Sempre in bilico fra la struttura e l'astrazione...Le cose che scrivo forniscono pretesti per l'improvvisazione collettiva di gruppo. C'è sempre la sensazione di camminare sul filo...C'è gente che rimane a bocca aperta. Come dire, il senso di sorpresa. E questo è molto OK. Naturalmente ci sono anche vecchi amici che ci hanno sempre sostenuto, come Dome La Muerte (ex Not Moving, ora con i Diggers) e Federico Guglielmi, e anche questo è molto OK. Non mi importa molto del passato, tanto ci conoscevano in pochi. Recentemente Roberto Calabrò ci ha inserito nel suo libro Eighties Colours, sulla cosiddetta scena italiana di quel periodo. Io penso a Steeplejack come un gruppo attuale, quello che facciamo adesso lo stiamo facendo ora. E poi siamo cresciuti musicalmente, suoniamo meglio adesso.

- Il vostro mini CD "Six Fishes..." é un piccolo capolavoro, nonostante contenga sei versioni cover registrate in fretta. Potresti dire quando e perché é nata l'idea di pubblicare questo omaggio a sei grandi artisti e se c'é un filo che li accomuna?
MC - E' stato un semplice divertimento, versioni che ci capitava di suonare mentre provavamo nostro materiale originale nuovo, e che spesso suoniamo dal vivo. In particolare Kandy Korn della Magic Band di Beefheart, e Octopus di Barrett sono due composizioni fantastiche, che tanto mi hanno dato nel tempo, e quindi ho sempre desiderato suonarle con gli Steeplejack. Forse se c'è un filo che accomuna questi due musicisti, è l'approccio pittorico. Erano entrambi pittori. E anche io ho sempre sognato di dipingere suoni.

- Quando sei venuto a contatto con la musica di Syd Barrett?
MC - Da sempre!!! Fra i primissimi dischi che comprai a 12 anni, quindi verso il '75, sono stati il primo di Elvis, con Scotty Moore alla chitarra, e subito dopo The Piper at the Gates of Dawn. Hanno aperto delle porte in me, a un livello profondo. Guardavo i solchi lucidi che giravano, giravano...Mi misi a studiarlo. Conosco a fondo il repertorio di Barrett, lo suonavo fin da ragazzino. Sapeva stare in equilibrio fra armonia e dissonanza, una cosa molto rara nel pop. Sono stato subito colpito anche dall'organo del grande Richard Wright, dal suo senso armonico arcano. Un maestro. Quei suoni folli hanno dilatato tutti i pomeriggi della mia prima adolescenza. E' una lunga lunga storia.

- Quale brano di Syd Barrett preferite suonare dal vivo?
MC - facciamo Octopus, che subisce un trattamento di jam astratta alla nostra maniera nella parte centrale... A volte suoniamo anche Gigolo Aunt. Nel periodo 88-91 dal vivo, come showstopper, ero solito fare Opel, da solo. Elio a volte si univa sul finale con i piatti....un mare di echi. Credo di essere stato uno dei primi in Italia a proporre Barrett. Nel 1991 scrissi una versione di "Dominoes" in italiano. La facevamo live, suonava molto bene. La feci anche perchè i suoi testi i sono stati sempre tradotti in modo orrendo. Voglio dire, sembravano volere dare l'effetto di un delirio insensato anche quando c'erano immagini e sensazioni molto nette. Tempo dopo feci anche "No Good Trying", che italiano si chiama "Non Serve a Niente."..Negli anni ho tradotto una dozzina di canzoni di Barrett, e magari un giorno verranno pubblicate, chissà.. Sarebbe un buon motivo per cantare qualcosa in italiano, no?

- Puoi farci qualche anticipazione sul vostro prossimo doppio CD antologico?
MC - Si chiama "No-one's Land", e si focalizza sul periodo 1986-1989. Prende il titolo da un nostro cavallo di battaglia che suoniamo sempre. Esce per la Spit/Fire, una label della Goodfellas. Hanno una buona distribuzione. Il primo disco contiene, per la prima volta su CD, "Serena Maboose" e "Pow Wow", che uscirono su vinile per la Electric Eye nell'87-88. Sono stati rimasterizzati e ripristinati dai master originali analogici. Così adesso tutti li possono sentire bene senza dovere andare a scovare i vecchi vinili a prezzi assurdi!
Il secondo disco è stupendo, include materiale di studio inedito, fra cui una take di "Opel" di Barrett che registrammo nell'87, e una selezione di performance registrate dal vivo a Genova nel 1988. Era da molto tempo che volevo che uscisse un'antologia di questo tipo, che riunisse le prime cose degli Steeplejack assieme a degli inediti. Non è stato facile farlo, ma credo che sia venuto OK. Federico Guglielmi del Mucchio Selvaggio è stato decisivo nella supervisione artistica e nella stesura delle liner notes di questa produzione, e lo ringraziamo molto. A "No-one's Land" seguirà anche la pubblicazione del nostro nuovo disco. Penso che sia il migliore. Ha già un titolo: "Dream Market Radio".

- Cosa ne pensi del recente CD "An Introduction To Syd Barrett"?
MC - Bella grafica, bel packaging. Il disco vale secondo me per Mathilda Mother, una take esagerata!!!!!!!
Anche i remix di Dominoes e Octopus sono molto molto buoni (anche se io avrei fatto risaltare di più i soli di Syd, anche quelli di 2 note!). L'overdub di basso su Here I go la trovo un'operazione un pò inutile. Ma forse Gilmour ha voluto fare una cosa filologica, dato che nella session originale era previsto un basso... Bob Dylan Blues la conoscevamo giá, ma devo dire che é un altro classico, no? Ho poi scaricato Rhamadan. E devo dire che mi ha colpito molto. Grande. Un jam free, dove si sente tutta la passione di Syd per il grande jazz psichedelico tipo Coltrane e Sun Ra... Forse lo dovevano rimissare più attentamente (il basso in certi punti è un pò invadente), ma comunque è un'esperienza, mi ha tenuto con il fiato sospeso per 20 minuti e avrei voluto che non finisse più. Altro che materiale di scarto... Lo avrei messo sul disco al posto dei pezzi acustici. Noi lo sappiamo: Syd Barrett non era solo il bizzarro musicista pop che avrebbe fatto comodo a tutti, ma anche, forse soprattutto, un libero sperimentatore. Ne sono entusiasta....finalmente perlomeno la possiamo sentire!

Giulia Di Nardo-Spies