Steeplejack - Dream Market Radio

Doppio vinile e CD, pubblicato con il consorzio di ben tre etichette (Area Pirata / Psych Out / Rock Bottom) questo mese in edizione limitata di 400 copie.
Contiene 13 brani originali, una versione di "Kandy Korn" di Captain Beefhearth e "Gallows Pole", un brano tradizionale.
Gli Steeplejack , Maurzio Curadi, cantante,chitarrista e stesso produttore di questo album, Alessandro Tellini al basso ed Elio Gavarini alla batteria , avevano giá pubblicato il brano di apertura dell'album "The Matters Of Dreams" un paio di anni fa con un video.
Dopo una lunghissima attesa finalmente possiamo ascoltare "la radio del mercato del sogno" con i suoi 15 brani e diviso in quattro capitoli...ma chiedo a Maurizio qualche particolare in piú sull'album....

Intervista esclusiva a Maurizio Curadi

- Innanzitutto ti ringraziamo per le fonti di "Octopus"! Scommetto che non sia stato per niente semplice tradurla, sbaglio?
- MC: Un giorno…Non è stata una cosa pensata. Voglio dire…sono un istintivo. Più che pensarla, l'ho "de-pensata", in oblio ... Tradurre è sprofondare nel flusso di immagini-suoni originario..... entrare nella metrica delle frasi musicali, cambiare accenti, provare suoni e ridipingere le immagini.
E' un pò come trasporre una cosa per pianoforte su una chitarra, o viceversa. E' stato intenso, ma anche rapido... Nel tempo ho tradotto molte cose di Barrett, è un mio privatissimo lavoro in stato di abbandono… Ce ne sono altre che suonano molto bene... ci sarebbe da farne un disco intero.
Per “Octopus”, Barrett mette in funzione una specie di patchwork micidiale di frammenti presi dalla grande tradizione della letteratura fantastica inglese - in combinazione con suoi versi originali - per ottenere una sorta di cortometraggio cangiante in bilico fra la fine dell'adolescenza e il futuro. Nel suo stile, è pieno di humor, sarcasmo, sorpresa e dolore. Elementi che solo i poeti sanno maneggiare. Perchè diciamolo chiaro: questa non è roba da "autori", da impiegati della musica....queste sono cose da fuoriclasse… Il suo titolo originario era ”Buffoni e Pagliacci”.....C’è in Barrett una vena beffarda e malinconica da clownerie, da vaudeville, come in Kevin Ayers, in Ray Davies…. Barrett da qualche ne parte parlò come di "una combinazione infallibile di parole, ogni verso si aggancia per suono e per immagine al successivo".... ricordi? A rovistare dentro i suoi versi si trovano a sorpresa intere sequenze prese da Henry Newbolt, frammenti di John Clare, Edward Lear, William Howitt, più un paio di cose da nursery rhyme tradizionali e qualche immagine presa dal primo atto di Enrico VI di Shakespeare... dragon's wing, ghost, tower... Sono sicuro che averla accoppiata a Golden Hair di Joyce, non è stata un casualità, ma un esperimento deliberato con la poesia e la musica.
(PS – per chi vuole http://atagong.com/iggy/media/Untangling%20the%20Octopus%20v2.pdf>approfondire )

- Quali sono state le ragioni che ti hanno portato a scegliere "Octopus" di Barrett per il CD compilation "Metarock"?
- MC: Mi chiesero di cantare in italiano. L’ho fatto raramente. Io sono attratto soprattutto dalla musica strumentale. Pensai allora che un buon motivo di cantare in italiano, per me che di solito uso l’inglese, era fare una traduzione italiana di Barrett. Una cosa alla rovescia……Musicalmente Octopus è una delle cose più azzardate di R.K.Barrett, con Jugband Blues, Opel…Fuori dalle strutture… sono atti d’arte viventi, dipinti parlanti. Volevo anche rendere giustizia alle parole di Barrett. I suoi testi sono stati letteralmente massacrati dall’editoria italiana…cose grottesche che sembrano fatte con il traduttore automatico on-line… Quasi a volerlo proprio presentare per forza come un farneticante…. Ma che pensa la maggior parte delle persone se apre oggi una pagina del Finnegans Wake?
A dire il vero non l'ho scelta io “Piovra”. L'ha scelta la produzione. Ho fatto ascoltare dei demo, e mi hanno chiesto di fare “Piovra” perchè era più uptempo e viaggia per sequenze di immagini rapide. Per loro era più adatta. Io avevo proposto un medley teatrale fra un mio strumentale per chitarra e una traduzione di Jugband Blues, ossia Banda Blues. Era fantastico. Ma spiazzante. - No, no…troppo "out", troppo sperimentale... - ed è stata scartata. Significa che la scrittura di Barrett è realmente "avanti" ma soprattutto al di fuori degli schemi accettabili, oggi come ieri. Uno scomodo sperimentatore.

- Quando ascolto "Octopus" in "Six Fishes From Unknow Seas" pubblicata nel 2003 e la confronto con "Piovra", ho la sensazione che, nonostante l'ovvia differenza sia linguistica che temporale, ci sia tra le due versioni un legame musicale ed emozionale identico, ben definito. Dimmi tu quale é, se esiste, la sostanziale differenza.
- MC: Beh, se senti questo, ok, vuol dire che è riuscita, che il bersaglio è centrato… voglio dire….l’unica differenza sono delle parti strumentali, il ponte centrale e la coda, che sono farina del mio sacco. Ma in un adattamento del genere questo fa solo parte dell’arrangiamento. Questa l’ho suonata da solo. C’è però in entrambe qualcosa che sfugge, che manca, e io so che cosa è…. C’è un verso di Octopus speciale per me, che lui prese da una strofa folk…. “Nel vostro sacco non mi avrete mai”….

- Te lo avevo giá detto e te lo ripeto ancora che Barrett ne sarebbe andato fiero per il tuo tributo...
- MC:Ha-aha aha aha!…chissà…tu dici?

- …E, visto che il vostro nuovo album é appena uscito, ora vorrei sapere se sei soddisfatto della risposta che avete avuto sia da parte della stampa che dal pubblico, addirittura qualcuno lo ha definito come "The White Album" della psichedelia italiana.
- MC: Direi che contiene fra le migliori cose che finora ho pubblicato nell’ambito del rock surreale e impro degli Steeplejack, tutto qui……..E’ uscito con troppo ritardo, è stata dura pubblicarlo. Sarebbe stato ok includere più cose improvvisative, che comunque si avvertono nell’approccio aperto, di… ampio respiro. Mi piacciono soprattutto la seconda parte del disco e le sezioni più dilatate e astratte, i finali di Knight Errant, di Kandy Korn… Riguardo alle definizioni, tutti amano le etichette. Io no. L’importante è degenerare, sfuggire i generi. Parlare di musica con i clichè da scaffale è dire niente… sono frasi ad effetto, senza arte... Non si fà musica con la musica. Lascerei stare i dischi bianchi… C’è altro in quello che faccio. O meglio, forse non c’è nulla che meriti tutto ciò. Credo che ci sia ricerca, sperimentazione. E tradizione. E un bel po’ di farina del mio personale sacco.

- La foto della cover é tua, dove é stata presa e che legame ha con "La radio del mercato del sogno"?
- MC: Hahaha!! Cercavo un’immagine surreale, una specie di object trouvè, che rimandasse in qualche modo alle parole del titolo. Ho aperto la mia cigar-box guitar, l’ho capovolta, ci ho attaccato una vecchia antenna radio e siamo andati a fare delle foto al tramonto. Controluce è venuta fuori questa faccia-radio animata che sputa fuoco, e lo strato di nubi lontanissime sono oniriche…E’ enigmatica.

- Captain Beefheart é stato sempre un tuo padre ispiratore molto importante e la vostra versione di "Kandy Korn", pubblicata anche su "Dream Market Radio", lo testimonia in pieno. Quanto pensi che sia importante per un musicista esprimersi anche attraverso brani di altri artisti oltre che essere compositore?
- MC: Molto. Don Van Vliet è anche pittore. Fra l’altro la sua personalità artistica ha delle analogie con qulla di Barrett……Entrambi pittori, attratti dalle situazioni aleatorie nella composizione, dalla dissonanza, del blues primitivo. Sapevano usare il grado zero…Entrambi attratti dal gioco del suono, dal suono delle parole…. Barrett apprezzava molto Van Vliet.… Kandy Korn è una colata lavica, una delle migliori cose della Magic Band, in cui ha avuto un ruolo centrale il grande John French. L’ho arrangiata tenendo molti dettagli originali, trasfigurando altro...Voglio dire, le parti di chitarra sono un mix fra le parti originali trascritte nota per nota nella parte in 3 e parti mie quando il tempo passa in 4. Tutta la coda astratta è poi un collage originale di feedback, e-bow, piatti trattati e timpani fatto in studio in una session seguente alla take. Mi piace molto.

- Questa cosa che ho letto in una tua recente intervista mi ha fatto enorme piacere e stupore nonostante giá fossi a conoscenza dell'ammirazione profonda che nutri per Wright. Ti hanno chiesto con quali musicisti, vivi o morti, avresti voluto suonare e tu, tra i pochissimi, hai messo anche Rick Wright. Il suo contributo nei Pink Floyd é stato anche per te veramente fondamentale?
- MC: Sicuro. Chiunque abbia orecchio musicale si rende conto dell’importanza centrale di Wright nel suono dei Floyd, assieme alle chitarre di Barrett e di Gilmour…Per me il migliore tastierista che ha lavorato nelle avanguardie del rock. Molto sottovalutato. Wright manovrava dinamiche, timbri e intensità, cellule elementari, minimali. Forse erano proprio i limiti tecnici che lo spingevano ad andare così lontano col suono. Prendeva un po’ dal contemporaneo, dal jazz... ma aveva un grande, istintivo talento armonico, e il dono della semplicità. Far away….Ricordi un giorno?....Ecco…Sapeva rendere quel feeling ineffabile e malinconico, echi lontani, di un qualcosa prima del prima, come il suono di un pianeta perduto… C’è un senso di tempo sospeso nelle sue frasi.…Quicksilver…le sue Love Scenes inedite…. E questa è una componente molto seduttiva, nel periodo creativo, al suono d’insieme dei Floyd. Era un musicista cosmico, un improvvisatore… pochi timbri, organo, piano, vibrafono, grandi campiture…voglio dire, dipingeva…Da chitarrista, ho questa attitudine, andiamo d’accordo! Unico, Richard Wright. Cinque note, un eco, e un corridoio sull’infinito.

Giulia Di Nardo-Spies